Viene ricordata la figura di Adolfo Ottolenghi, rabbino capo della Comunità di Venezia fino alla deportazione nell’Agosto 1944, con la pubblicazione di suoi scritti, fino ad ora dimenticati. Sono la serie completa delle sue relazioni di inizio o fine anno scolastico, che raccontano più di vent’anni di vicissitudini, speranze, soddisfazioni, e soventi disillusioni, legate al funzionamento della scuola elementare e media che così fortemente aveva volute per la sua Comunità. Queste pagine, scritte in uno stile sempre aulico e nobile, via via più asciutto e drammatico con l’avvicinarsi della tragedia finale, sono un quadro importante per le riflessioni che contengono sull’importanza di una vera educazione ebraica, sulla politica scolastica del Regno e sulla riforma Gentile, ma anche per il ricordo di persone della Comunità che in quegli anni si sono distinte. Questa raccolta delle “relazioni scolastiche” è stata regolarmente scritta ogni anno, dal 1916 al 1942, nel primo giorno della scuola di Talmud Thorà, ed offerta direttamente ai suoi studenti e allievi, insieme al riepilogo degli avvenimenti interni alla Comunità dell’anno in corso. Adolfo Ottolenghi in queste “relazioni” ci offre la sua diretta testimonianza e la sua voce, di fronte ai problemi che assillano la prima metà del ‘900, dalla prima alla seconda guerra mondiale. Fin dai primi anni ’20, il rabbino Ottolenghi reclamava la necessità di dover “imparare a essere ebrei” per non essere travolti dalla violenza e dai soprusi delle guerre: e questo fu il motivo ricorrente della lotta da lui intrapresa per creare “una scuola ebraica” che non fosse soltanto una scuola di catechismo ma una scuola culturale e spirituale, unica possibile difesa di sopravvivenza. Ecco l’importanza da lui attribuita alla Scuola, la quale soltanto è in grado di darci la dignità della propria identità e libertà di fronte alla violenza dei tempi, così come sempre è avvenuto. E’questa sua “voce”, diretta alla sua Comunità di Venezia in particolare che, a distanza di 68 anni dalla tragica fine ad Auschwitz, si vuole far rivivere: perché è degno di essere ricordato.
Adolfo Ottolenghi, La scuola ebraica di Venezia attraverso la voce del suo Rabbino (1912-1944), Filippi Editore, Venezia 2012
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