Cogliendo una straordinaria opportunità storica, gli autori hanno seguito la traiettoria biografica di chi, bambino durante la Shoah, è adesso una persona adulta. Come hanno potuto crescere e contribuire al bene comune senza lasciarsi spezzare o spegnere dal trauma? E cosa possono insegnare le loro storie? L’ipotesi è che l’analisi di questi percorsi di vita possa essere di grande utilità a chi lavora oggi con i bambini e le famiglie in contesti sia educativi sia terapeutici.

“L’intento di fondo – scrivono gli autori – consiste nell’avvicinarsi e studiare le storie dei bambini nascosti divenuti resilienti e più precisamente gli aspetti di vita pre-durante-post-Shoah come lo stile genitoriale, le reti sociali, la relazione tra pari, l’adulto significativo, la comunità, la scuola, l’aiuto formale e informale ricevuto, il sistema ecologico, con lo scopo di comprendere se attraverso l’analisi di queste storie sia possibile accrescere la conoscenza sui fattori protettivi dello sviluppo e sui processi di crescita per poter avere qualche elemento in più su cosa significhi ‘rendere umani gli umani’, ‘educare bene’ i bambini oggi.”

“Abbiamo provato – scrivono ancora Milani e Ius – a spostare l’attenzione dal Male al Bene, da ciò che è morto durante la Shoah a ciò che è nato attraverso di essa: oggi sappiamo che anche nel Male Assoluto, nell’esperienza dell’inferno sulla Terra, l’umanità ha trovato un modo per ricominciare”.

Paola Milani e Marco Ius, Sotto un cielo di stelle. Educazione, bambini e resilienza, Raffaello Cortina editore, Milano 2010, 319 p., € 25,00

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