“Per ogni cosa c’è un momento e un tempo per ogni azione sotto il sole. C’è un tempo per nascere e un tempo per morire, un tempo per piantare e un tempo per raccogliere ciò che si è piantato.”
Il tempo per giudicare e condannare l’altro, il tempo perso ad attendere inutilmente l’autobus, l’attimo fuggevole d’un incontro di sguardi. Quanto vale il nostro tempo? Qual è il significato profondo d’un istante, per noi che viviamo in questo mondo, dove il disperato sacrificio di uno può annichilire le vite di molti in un batter di ciglia? Di questo parla “La mia storia, la tua storia” di Assaf Gavron.
Eitan Einoch è un giovane yuppie di successo. Ha un bella ragazza, un appartamento spazioso e ben arredato, un lavoro come venditore alla Time’s Arrow, azienda Hi-tech che si occupa del risparmio del tempo, proponendo un software che sostituisca i centralinisti dei call center ottimizzando così costi e tempi di gestione.
Una mattina, mentre viaggia sul solito autobus diretto a lavoro, vede salire un uomo dalla pelle scura, si convince che non dev’essere per forza sospetto e rassicura anche il ragazzo seduto accanto a lui, Ghiora, che gli chiede, nel caso succeda qualcosa, di contattare la sua ragazza. La notizia lo raggiunge a lavoro. C’è stato un attentato: L’autobus da cui è appena sceso è esploso. La vita di Eitan viene totalmente stravolta, scampa miracolosamente ad altri due attentati diventando così una celebrità televisiva, ma gli attacchi terroristici, nonostante non l’abbiano ferito fisicamente, l’hanno comunque lacerato nell’anima.
Parallelamente alla storia di Eitan, si sviluppa quella di uno degli attentatori, Fahmi, un palestinese proveniente da un campo profughi del West Bank, relegato in un letto d’ospedale dopo l’attentato, in stato comatoso. Fahmi è un ragazzo tranquillo, ma come Einoch, la sua vita è sconvolta dalle condizioni avverse. Bilahl il fratello maggiore, un fanatico oppositore d’Israele, è riuscito ormai a trasformare il sensibile Fahmi, che voleva tanto studiare ingegneria elettronica al politecnico di Hebron, in un freddo terrorista suicida.
Eitan e Fahmi, due figli della stessa generazione, apparentemente così diversi e all’apparir del vero più simili di quanto si possa immaginare. Alla fine i due si incontreranno, Einoch decide di indagare su Ghiora, il ragazzo dell’autobus, per capire cosa ci facesse a Tel-aviv quella mattina, visto che neppure la sua ragazza sembra saperlo, ed è proprio Fahmi, sotto copertura, a procurare ad Eitan l’ultimo tassello utile per risolvere il puzzle.
Gavron ci dona uno quadro esplicativo della tragedia del terrorismo, tra l’arroganza dei soldati Israeliani, che opprimono gli abitanti dei territori occupati, e il barbaro fondamentalismo delle organizzazioni terroristiche. Il suo stile chiaro e asciutto contrasta con il richiamo continuo al flusso di coscienza dei personaggi. Un racconto tragicomico e politicamente scorretto sull’ordinaria follia che caratterizza la quotidianità nel Medio Oriente.
Michael Calimani
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