Wolfgang Benz, I protocolli dei savi di Sion. La leggenda del complotto mondiale ebraico, a cura di Andrea Gilardoni e Valentina Pisanty, Mimesis, Milano-Udine 2009, pp.170, € 16,00
Non sappiamo già tutto sui “Protocolli dei savi di Sion” e sulla teoria del complotto? C’era bisogno di un altro libro? A giudicare dall’intensità dell’attività editoriale in Italia e all’estero attorno a questo tema, è evidente che sì. Un po’ per l’allarmante attualità (continue riedizioni, anche in italiano, riduzioni televisive, letture radiofoniche ecc.), e un po’ per l’incredibile capacità che questo testo dimostra di avere in quanto strumento di propaganda e di catalizzatore di simpatie politiche. L’edizione italiana dello studio di Wolfgang Benz, docente di storia alla Technische Universität di Berlino e direttore del Centro per la ricerca sull’antisemitismo (a quando un’analoga iniziativa universitaria nostrana?) è particolarmente pregevole perché si inquadra in un più ampio progetto che pone al centro dell’attenzione l’effetto della manipolazione del linguaggio e della realtà. Non a caso s’intitola “La Menzogna” l’intervento introduttivo di Valentina Pisanty, a cui seguono le note esplicative di Andrea Gilardoni. A farci intendere che non stiamo parlando solo di antisemitismo, né solo di “complotto giudaico”. Certo, il valore e il senso profondo delle parole mantengono interi i loro significati, e le pagine di Benz costituiscono in questo senso un prezioso strumento per aiutare soprattutto gli insegnanti a comprendere compiutamente le diverse articolazioni di apparenti sinonimi quali antigiudaismo, antisemitismo, antisionismo. E tuttavia dalla lettura di questo testo, cui si affianca una interessante appendice iconografica e una corposa postfazione della stessa Pisanty, si comprende appieno che ripercorrere la storia e la fortuna del testo dei “Protocolli” non significa solo interrogarsi per l’ennesima volta sull’assurdità della diffusione di un volumetto menzognero e artefatto, né ci consente di reiterare la condanna del sempiterno riemergere dell’antisemitismo.
Non è questo, o meglio, non è solo questo il punto. Certo, colpisce la straordinaria facilità con cui in differenti contesti la “teoria del complotto” mantenga inalterata la sua forza persuasiva nel costruire l’icona artefatta dell’ebreo eterno nemico, sinonimo e metafora di negatività e pericolo, figura contro cui allearsi in una sfida per la sopravvivenza. Se nei primi decenni del ‘900 erano Adolf Hitler o Alfred Rosenberg o Julius Streicher a utilizzare e citare ampiamente i passi del celeberrimo falso (proponendone e affermandone la veridicità), alla fine del secolo e all’inizio del nuovo millennio lo stesso testo viene pubblicato, citato e utilizzato in migliaia di siti web collocati in maniera equanime all’estrema destra così come all’estrema sinistra, quando non in siti apertamente collegati al fondamentalismo islamico o al cattolicesimo intransigente e anticonciliare. E’ un fatto che i “Protocolli” rappresentano un vero e proprio paradigma – da studiare e decostruire per meglio poterne contrastare gli effetti deleteri – di come nella modernità l’uso del discorso circolare e “chiuso”, autoconfirmatorio, abbia una capacità straordinaria di trasformarsi in un dirompente messaggio politico che presenta l’indubbio vantaggio di prescindere dagli schieramenti politici e di catalizzare simpatie trasversali.
Gadi Luzzatto Voghera
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