L’amore e la fede, il rapporto con la tradizione, l’identità religiosa e nazionale, il singolo a confronto con la società del suo tempo, la microstoria e la macrostoria. Nella quiete solenne del Monastero di Latrun, presso Gerusalemme, uno scrittore ebreo bulgaro si interroga su alcune delle questioni fondamentali dell’esistenza. I canti domenicali della chiesetta di Latrun richiamano nella sua mente gli inni della sinagoga di Sofia ascoltati durante l’infanzia, prima della Guerra, prima della grande follia che ha portato allo sterminio gran parte del suo popolo. Sull’onda dei pensieri, lo scrittore si immerge in una muta conversazione con le anime di quattro personalità intellettuali dell’Italia seicentesca: il “Monaco” genovese Ansaldo Cebà, l’ebrea veneziana Sara Copio Sullam e i suoi concittadini Leone da Modena, insigne rabbino e Baldassarre Bonifacio, vescovo di Capodistria, valente teologo. Alla complessa storia degli amori spirituali e carnali, delle incomprensioni e dei contrasti che hanno segnato la vicenda umana delle quattro anime immortali si intrecciano le esperienze autobiografiche dello scrittore, vissuto nella generazione della Shoà, testimone di alcune delle pagine più tragiche dell’intera storia dell’umanità.

Victor Baruch è nato nel 1921 a Sofia. È membro dell’Unione degli Scrittori Bulgari. Partecipa attivamente alle attività di Shalom, l’organizzazione degli ebrei bulgari, della quale è stato vicepresidente negli anni 1990-1992. Ha vinto il premio letterario “Sofia”. Numerose sue opere, perlopiù di carattere autobiografico, sono state tradotte in inglese e in francese. Il suo romanzo La poetessa diffamata viene reso noto al pubblico occidentale per la prima volta in questa versione italiana.

Editore Besa, Nardò 2008, postfazione di Fabrizio Lelli

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